Tecniche Iniettive con Acido Ialuronico

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Introduzione
Studi scientifici hanno dimostrato che l’area perioculare è al centro dell’interesse estetico del viso. I primi segni di invecchiamento vengono percepiti proprio intorno agli occhi e l’80% delle pazienti di tra i 45 ed i 50 anni richiede come primo trattamento il ringiovanimento dello sguardo (Referenze).

Invecchiamento dello sguardo
La perdita dei volumi del volto, causata da un’atrofia dei vari compartimenti di grasso del viso, causa la comparsa o il peggioramento di difetti soprattutto visibili a livello della palpebra inferiore e della sottostante guancia, definita dagli autori anglosassoni come “eyelid-cheek junction”, ossia la delicata area di transizione tra la palpebra inferiore e la guancia.

Con l’invecchiamento la palpebra inferiore si allunga, si manifestano le famose borse palpebrali, accompagnate dall’aumentata demarcazione del solco orbito-malare e la guancia sembra scendere. Inoltre si verifica lassità della pelle e rughe statiche e dinamiche. La palpebra inferiore si arrotonda ed il canto laterale si medializza.

Questi cambiamenti sono brillantemente dimostrati nei sotto riportati ritratti di Rembrandt, rispettivamente ritratto di un ‘Vecchio’ e di una ‘Giovane donna’.

Figura 1
filler tecniche iniettive figura 1

Figura 2
filler tecniche iniettive figura 2

Alterazioni costituzionali:
Oltre ai segni dell’invecchiamento, statici e dinamici, esistono difetti costituzionali che penalizzano lo sguardo e che possono essere presenti ‘da sempre’. Tali difetti sono normalmente descritti dai pazienti come ‘borse’, ‘occhiaia’, ‘cerchi scuri’ spesso in combinazione variabile.

Cenni di Anatomia:
Come dimostrato nella foto i seguenti difetti estetici possono essere riconosciuti, comuni al giovane come al meno giovane.

1) Tear-Trough deformity o Valle Lacrimale (Giallo)
2) Solco Orbito-malare (Verde)
3) Borse palpebrali

Figura 3
filler tecniche iniettive figura 3

Figura 4
filler tecniche iniettive figura 4

Figura 5
filler tecniche iniettive figura 5

La specificità di tali problematiche risiede nella complessa anatomia della palpebra che è separata dalla guancia dai legamenti orbicolari, specificamente l’orbital retaining ligament (ORL) nei 2/3 laterali e dal tear trough ligament (TTL) nel 1/3 mediale.

Tali legamenti coincidono con il solco orbito-malare e la valle lacrimale rispettivamente. L’obiettivo del trattamento medico consiste nel correggere la transizione tra palpebra e guancia, correggendo tutti i difetti della regione infra-orbitaria. Il medico iniettore deve sempre avere in mente l’anatomia locale di riferimento, come se la punta del proprio ago/cannula fosse una sonda ecografica in grado di guidarlo adeguatamente.

Mai come nel trattamento dell’area infra-orbitaria la conoscenza dell’anatomia è imprescindibile per ottenere risultati estetici soddisfacenti sia per evitare complicazioni spiacevoli.

Figura 6
filler tecniche iniettive figura 6

Figura 7
filler tecniche iniettive figura 7

Dalla chirurgia oculoplastica abbiamo imparato come i legamenti ORL e TTL siano saldamente attaccati all’osso della rima orbitaria e per alzarli sia necessaria una incisione diretta della loro inserzione (figura 7). Pertanto si capisce come sia difficile poter ottenere uno stiramento dei legamenti stessi a forza di ‘riempire’ con filler, come da figura 6.

Per tale ragione, la tecnica di correzione del difetto di volume riempiendolo il con filler, con ago o con cannula, la forma più comune di trattamento della valle lacrimale, è infatti considerato spesso inadeguato e fonte di insoddisfazione da parte dei pazienti, oltre che di potenziali problemi. Inoltre come si capisce dalla foto di figura 3 si capisce come concentrare l’attenzione solo sulla valle lacrimale sia una limitazione importante al solo 1/3 mediale del difetto.

C’è un altro problema con il trattamento diretto della valle lacrimale, ossia che tale trattamento del tear-trough richiede notevoli quantità di filler in per ‘sollevare’ il TTL, e che proprio tale area per ragioni ancora poco conosciute, questa è quella a maggior rischio di complicazioni da filler.

Il rischio di complicazioni da filler a livello peri-oculare infatti risiede soprattutto nella comparsa di un edema palpebrale e pre-malare cronica che è fonte di insoddisfazione da parte dei pazienti e di difficile gestione da parte degli iniettori.

È evidente che ridurre al minimo necessario la quantità di materiale iniettato in questa area può infatti ridurre i rischi di complicazioni a breve e lungo termine.

Figura 8
filler tecniche iniettive figura 8


Il G-Point Lift: Analogie tra Medicina e Chirurgia Estetica
Dalla chirurgia abbiamo imparato che per il ringiovanimento della regione infra-orbitaria, la sospensione dell’orbicolare durante la blefaroplastica inferiore determina una praticamente completa correzione della giunzione palpebro-malare (Figura 9) .

Se a ciò si aggiunge una trasposizione del grasso palpebrale a livello centro-mediale il risultato è assicurato (Figura 9-10).

Figura 9
filler tecniche iniettive figura 7 bernardini

 

Figura 10
filler tecniche iniettive figura 8 bernardini

 

Figura 11
filler tecniche iniettive figura 9

Chirurgia e fillers condividono vari concetti anatomici: la necessità di un lifting strutturale, la presenza di un punto di lift massimale (“G-Point”), le indicazioni supporto centrale (DMFC) ed infine le opportunità di attenuare le transizioni. Applicando ai filler questi concetti derivati dalla chirurgia, abbiamo sviluppato una tecnica d’iniezione specifica per regione infra-orbitaria basandosi sulle caratteristiche fisiche dei diversi filler.

Se ampliamo i nostri orizzonti mentali e ci allontaniamo dal difetto smettendo di cercare un effetto da iniettore ‘riempi-buchi’, potremmo espandere le indicazioni del nostro trattamento con filler non solo al difetto principale, ossia la valle lacrimale, ma estendere le indicazioni, ottenendo un “risultato chirurgico” con una tecnica non-invasiva, correggendo i vuoti, ‘eliminando’ le borse, sostenere/supportare la palpebra ed anche migliorando la qualità della pelle.

Utilizzando un filler ad alto G-Prime si può ottenere infatti l’effetto lifting e supporto centrale, mentre utilizzandone uno a basso G-Prime si può lavorare sulle transizioni, per ottenere un effetto ‘photoshop’. Il G-Point e’ determinato tracciando, a partire dalle linee di Hinderer (1: dal trago all’ala del naso; 2: dall’angolo dell’occhio all’angolo della bocca) una bisettrice che sale verso la fossa temporale e incontra una tangente che parte dall’angolo dell’occhio.

Tale punto, usato in chirurgia e in medicina, e definito ‘G-Point’ estetico è il primo punto della nostra iniezione con un macro-bolo profondo di un filler ad alto G-Prime, per ottenere l’effetto lifting. Centralmente, all’apice delle V-deformity, un altro macro-bolo viene iniettato in profondità, per ottenere il supporto centrale.

Figura 12filler tecniche iniettive figura 10

Figura 13
filler tecniche iniettive figura 11

 


Studio Preliminare.
Negli ultimi due anni ho trattato l’area infra-orbitaria di 163 pazienti usando l tecnica del G-Point lift; in particolare, come filler ad alto G-Prime ho scelto alternativamente Ultradeep o RHA4 (Teoxane) a seconda delle diverse varie caratteristiche locali come spessore della pelle etc e come filler a basso G-Prime il Redensity II (Teoxane), particolarmente indicato per il trattamento della parte più delicata, ossia la palpebra inferiore.

Risultati: l’analisi oggettiva a sei mesi dal trattamento ha dimostrato che il 100% dei pazienti era migliorata significativamente, in una scala da 1 a 4, tra il 3 ed il 4. Soggettivamente 73% dei pazienti, in una simile scala da 1 a 4, si è definita molto migliorata (4), 22,7% migliorata (3).

Solo 2 pazienti (1,23%) si sono definiti non cambiati (2), mentre nessuno si è visto peggiorato (0). Complicazioni: solo in 5 (3%) pazienti venivano riportati gonfiori localizzati visibili a riposo o con la mimica e sono stati trattati con ialuronidasi.

Conclusioni: Questo studio personale ha dimostrato che applicando alla medicina estetica i concetti chirurgici, mi ha permesso evitare il trattamento ‘diretto’ della valle lacrimale e di trattare tutta la regione infraorbitaria in maniera più completa ed armonica, riducendo la quantità di filler iniettato direttamente nel 1/3 mediale.

I vantaggi del trattamento con la tecnica del lifting del G-Point ha quindi permesso una riduzione delle complicazioni ed una espansione delle indicazioni con risultati molto soddisfacenti nella maggior parte dei casi, sia soggettivamente che oggettivamente. Nel mio ambulatorio i trattamenti medici hanno espanso la possibilità di trattamento a occhiaia, valle lacrimale, borse e anche migliorato la qualità della pelle.

Ho assistito ad una riduzione delle indicazioni strettamente chirurgiche che rimangono necessariamente utili a trattamento di borse mediali eccessive, festoni e lassità palpebrale e malposizioni palpebrali.

filler tecniche iniettive figura 13


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tecniche iniettive con ha bernardini


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