G-Point: caso trattato Samantha 35 anni

«Guarda in alto. Lo sbordamento qua, quindi stacca da qua a qua; un po’ di lassità, c’è un accenno di borsa, di qua di meno.
Pronti, si comincia! Samantha, 35 anni, super bella, un’analisi clinica: asimmetria destra su sinistra, il lato sinistro è evidentemente il lato peggiore; qui abbiamo un accenno di borsina, abbiamo un gran bel vuoto che vediamo qua, qui c’è meno borsa e forse qui c’è un po’ di Tear Trough, la parte finale. Ha sicuramente un deficit di volume a livello dell’apice della V deformity, circa qua; in corrispondenza dell’apice della V deformity c’è il punto di maggior profondità, che per conto mio corrisponde al punto di uscita dell’arteria infraorbitaria; sappiamo che dà una nasale, una labiale superiore e la palpebrale.
Questi sono i miei reperi anatomici, poi Ugo ci andrà a dimostrare se è vero quello che dico.
Ugo mi fai vedere, dove ho disegnato l’infraorbitaria di là, quanto ho sbagliato?»

«Questa tacca all’interno della sonda è la parte centrale che collima in maniera molto precisa con il disegno del dottor Bernardini.»

«Okay, adesso si entra nel nostro buchino, si mette appena la punta dentro, ci si orienta come per andare verso il G-Point, si stabilizza il tessuto su cui vogliamo scorrere e si scorre in superficie.
Samantha quanto dolore hai sentito?»

«Zero.»

«Questa linea che vedete è lo SMAS, quindi lui è sopra, è in un territorio superficiale. Caratteristica di questo filler è non creare il nodulo.»

«Cambio filler perché adesso siamo nella parte più alta. Tocco la rima orbitaria, che evidentemente è esattamente sotto il mio dito e mi dirigo con la punta della cannula, passo la resistenza del muscolo, lei può sentire un po’ di fastidio e per attenuare stiro invece che spingere solamente, ma faccio tutti e due insieme. Ora io sono passato con la mia cannula, la sento sotto la punta del mio dito. Voilà.»

«Grazie.»

«Sei bellissima, guarda!»

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